Articolo di Rachele Mazzaracca - pubblicato il 13 dicembre 2021 su Osservatorio Terapie Avanzate Qualche…
Le cellule staminali “nate” a Modena ridanno speranza ai pazienti ciechi
Articolo di Luca Gardinale – pubblicato sulla Gazzetta di Modena il 3 dicembre 2021
Operato un 26enne ustionato alla cornea da un petardo. La prof. Pellegrini: «Presto altri cinque centri in Italia»
Un dramma iniziato un anno fa, quando lo scoppio di un petardo gli aveva provocato una gravissima ustione corneale, facendo partire un calvario fatto di dolore, di problemi nelle relazioni e di interventi per cercare di riparare i danni alla cornea. Ma ora per quel ragazzo romano di 26 anni, così come per tante persone che subiscono danni alla superficie oculare dopo un’ustione di carattere chimico o termico, c’è una speranza. Una speranza che si chiama Holoclar, terapia avanzata a base di cellule staminali autologhe in grado di restituire la vista a pazienti con gravi ustioni della cornea, prodotta nei laboratori di Holostem, spin off dell’Università di Modena e Reggio Emilia, presso il Centro di Medicina Rigenerativa Stefano Ferrari dell’ateneo modenese. Un farmaco che nei giorni scorsi è stato utilizzato a Roma, dall’azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata, dove il 26enne ustionato dallo scoppio del petardo è stato operato alla cornea. Insieme al San Raffaele di Milano, l’azienda ospedaliera romana è l’unica struttura oggi autorizzata all’uso del farmaco in Italia, vista la complessità delle procedure che portano dalla diagnosi della malattia al suo utilizzo.
Un risultato molto importante, come conferma la professoressa Graziella Pellegrini, coordinatrice della terapia cellulare del Centro di Medicina Rigenerativa e co-fondatrice di Holostem, eccellenze mondiali nel panorama della ricerca sulle cellule staminali e sulla loro applicazione clinica in terapia cellulare e genica.
Professoressa Pellegrini, quando è stato approvato Holoclar e quanti sono i centri che oggi lo utilizzano?
«Il percorso di approvazione è partito nel 2008 e si è chiuso nel 2015 con l’approvazione da parte dell’Agenzia europea del farmaco. Si tratta della prima terapia basata sulle staminali registrata in Europa, e oggi è anche il più longevo farmaco di questo tipo presente sul mercato, dal momento che vista la complessità dei percorsi di approvazione, tanti hanno abbandonato. Per quanto riguarda l’utilizzo, oggi sono venti i centri europei che applicano questa tecnologia, per un totale di una decina di Paesi. In Italia, hanno lavorato con noi il San Raffaele di Milano e il San Giovanni Addolorata di Roma».
Un farmaco rivoluzionario, ma utilizzato da pochi centri…
«Il problema esiste, anche perché bisogna tenere conto che molti pazienti sono ciechi o quasi: dunque è assurdo che sia il paziente a doversi spostare di centinaia di chilometri, mentre è facile spostare il tessuto. Proprio per questo, stiamo lavorando all’apertura di cinque nuovi centri in Italia, di cui due al sud, dove finora c’è stata una minor possibilità di accesso alla terapia».
Vista la particolarità del farmaco, come avviene l’“addestramento” dei chirurghi per il suo utilizzo?
««Siamo noi ad “addestrare” i chirurghi che dovranno operare, come richiesto da EMA (European Medicinal Agency), per utilizzare al meglio un farmaco con una così forte complessità biologica».
Qual è il profilo dei pazienti che possono recuperare la vista grazie a questo farmaco?
«Al momento Holoclar è autorizzato dall’Agenzia europea per curare le ustioni chimiche e termiche, dunque gran parte dei pazienti sono giovani, con gravissimi problemi alla vista causati da questo tipo di ustioni. Si tratta in buona parte di pazienti con cecità monolaterale, ma non mancano quelli in cui sono coinvolte entrambe le cornee. Situazioni che, oltre alla cecità, possono causare una serie di problemi, dalla forte fotofobia a quelli psicologici e di interazione sociale».
Quanto tempo serve per il recupero della vista?
«Se il danno è in superficie, i tempi di recupero sono piuttosto brevi, mentre se le lesioni sono profonde spesso si interviene in due tempi: in questo caso la vista si recupera dopo circa un anno».